Curare l’ambiente nei territori colpiti da incendi: la necessità di un approccio multidisciplinare

I vasti incendi che hanno colpito diverse regioni italiane nell’estate 2021, causando disastri ambientali, oltre alla perdita di vite umane ed ingenti danni economici, stanno suscitando ampio dibattito sulle azioni da intraprendere per prevenire questi fenomeni, e su come intervenire per ripristinare gli ecosistemi danneggiati. Due temi sollevati da esponenti politici, amministratori locali, tecnici agro-forestali e altri portatori di interesse hanno avuto notevole risalto sui mezzi di comunicazione: da un lato si propone di piantare milioni di nuovi alberi, dall’altro si sostiene che i nostri boschi e gli spazi naturali, oggi meno utilizzati di un tempo, avrebbero bisogno di “manutenzione costante”, poiché presentano un surplus di biomassa che andrebbe rimossa per prevenire il propagarsi degli incendi.

Queste argomentazioni nascono sull’onda di una valutazione emotiva, piuttosto che da un’accurata analisi scientifica che tenga conto del funzionamento degli ecosistemi naturali in generale e forestali in particolare. L’approccio puramente selvicolturale ed economico da una parte, e quello emotivo dall’altra, sembrano spesso prevalere su quello ecologico; quando invece è necessaria una attenta analisi multidisciplinare, fondata sulle scienze biologiche ed ecologiche, discipline indispensabili per valutare le dinamiche e i processi delle popolazioni vegetali ed animali, degli habitat e degli ecosistemi.

Le società scientifiche che studiano tali discipline richiamano l’attenzione del Governo italiano e degli amministratori locali sul fatto che specialisti e ricercatori di ambito biologico ed ecologico possono e devono contribuire a indirizzare la gestione sostenibile e il recupero ambientale del patrimonio naturale nazionale.

È fondamentale sottolineare che in ambiente mediterraneo le specie vegetali sono evolutivamente adattate al fuoco e che un’alta percentuale degli alberi e arbusti colpiti da incendio resta ancora vitale ed ha la potenzialità di resistere o reagire al fuoco (“resilienza”), garantendo i processi di rigenerazione della vegetazione e degli habitat. L’impegno principale dovrebbe, quindi, essere indirizzato verso interventi di cura e ripristino degli ecosistemi naturali danneggiati a partire da questi elementi, e in particolare: 1) limitando la rimozione della biomassa alla sole aree di viabilità e alle necessità di sicurezza; 2) lasciando spazio e tempo al dinamismo naturale della vegetazione che, se indisturbato, garantisce il pieno recupero della funzionalità degli ecosistemi in tempi anche brevi; 3) limitando al massimo i rimboschimenti, riservandoli ai soli spazi destinati all’arboricoltura specializzata e alle aree urbanizzate, evitandoli nelle aree naturali dove possono essere dannosi per la biodiversità (manomissione di habitat ed alterazione della composizione specifica animale e vegetale, riduzione dell’eterogeneità degli habitat, introduzione di genotipi estranei, ecc.).

La gestione del post-incendio deve quindi basarsi anche su una corretta valutazione delle dinamiche naturali degli ecosistemi, a loro volta legate alle caratteristiche biologiche, biogeografiche e bioclimatiche dei territori, nel cui ambito è fondamentale il contributo di Botanici, Zoologi ed Ecologi, le cui competenze specifiche andrebbero appunto riconosciute alla stessa stregua di quelle di Forestali, Agronomi, Geologi, Pianificatori territoriali ecc.

I problemi complessi non hanno soluzioni semplici. Le risposte vanno basate su conoscenze scientifiche quanto più ampie possibili: per attuare una vera transizione ecologica nella gestione dei nostri territori, è fondamentale la collaborazione tra le Amministrazioni pubbliche ed esperti delle diverse discipline biologiche ed ecologiche che se ne occupano dal punto di vista scientifico ma sono spesso esclusi dai processi gestionali e pianificatori.

Botanici, Ecologi, Biogeografi e Zoologi Italiani sono a disposizione per condividere le proprie conoscenze con le comunità delle aree interessate da incendi, gli Enti pubblici locali, regionali e nazionali, ad integrazione del contributo di tecnici ed altri esperti.

(4 ottobre 2021)

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